Indagine sull'affido

Indagine di sfondo

(di Gilda Esposito)


 “Mi affido a te”

L’Associazione La Famiglia  è stata costituita sotto la presidenza di Padre Cavassa nel 1977 ed è Associazione di Volontariato dal 1990. Dal 2011 offre servizi di ascolto e consulenza presso Casa Massà in Via Cadorna 24. Dal 2013 ne è Presidente Don Roberto Poletti che coordina 25 volontari attivi che collaborano in rete con i servizi pubblici e privati e la Società Civile del territorio. Collabora con gli organismi diocesani e la Pastorale Familiare.

Nel 2018 l’Associazione La Famiglia ha lanciato il progetto “Mi affido a te” che grazie al supporto economico della Fondazione Cattolica Assicurazioni è stato realizzato in tre fasi e con tre obiettivi principali:
⦁    Interrogarsi sui bisogni di ascolto, supporto e cura delle famiglie che sul territorio spezzino hanno intrapreso (o sono interessate a farlo) la bellissima, ma pur complessa, esperienza dell’affido di un bambino, una bambina o un adolescente. Al centro della riflessione sulla famiglia abbiamo messo il piccolo/a affidato: il suo mondo, le sue aspirazioni, le sue paure, il suo legame ancora presente e da ricostruire positivamente con la famiglia di origine e la nuova avventura di amore e protezione con la famiglia affidataria.
⦁    Promuovere la conoscenza dell’istituto giuridico dell’affido come spazio di incontro e unione tra adulti e bambini con mutuo desiderio di amore, ma anche con le sue difficoltà e sfide. In questo spazio gioca un ruolo fondamentale la rete dei Servizi: il Tribunale dei Minori, i Servizi Sociali dei Comuni, i Consultori psicologici delle ASL, la Scuola e le associazioni di volontariato e cooperative del Terzo Settore. In questa fase è stato costruito il sito web “Mi affido a te” che mira a far conoscere le esperienze in corso e promuovere il dibattito sulla protezione ed il rispetto dei diritti di tutti i bambini e le bambine..
⦁    Elaborare sulla base delle informazioni raccolte alcune raccomandazioni da condividere nella rete dei servizi insieme con progetto pilota di supporto alle famiglie nella modalità “peer to peer”, ovvero aiuto tra pari: è emerso il desiderio di mettere l’Associazione a servizio delle famiglie affidatarie offrendo, in collaborazione stretta con i Servizi, spazi di ascolto reciproco, opportunità di formazione alle competenze genitoriali, partecipazione ad attività ludiche e del tempo libero genitori-bambino, ma soprattutto una “safety net” (rete di supporto) di professionisti e volontari che possa complementare e collaborare con, non sostituire, il Servizio Pubblico.
Pur riconoscendo infatti il ruolo preponderante di governance delle istituzioni pubbliche nella protezione e garanzia dei diritti di tutte le bambine e le bambine le famiglie affidatarie si sono riconosciute la grande opportunità di creare tra loro una famiglia più ampia, o meglio una comunità, nella quale condividere le gioie della genitorialità, ma anche le difficoltà che si affrontano ogni giorno con tutti i bambini e gli adolescenti, ed in particolare con chi tra questi ha vissuto esperienze di abuso ed abbandono ed ha bisogno di essere aiutato a “ripartire di nuovo”

Che cosa è l’affido?
Ma che cosa si intende per affido? L’affido familiare è regolato dalla Legge 184 del 1983 e dalla Legge 149 del 2001 che stabiliscono il diritto inequivocabile del minore di crescere in un ambiente protetto nel quale riconoscere e sviluppare i propri talenti e potenzialità, essere amato per quello che è ed esprimersi liberamente per la costruzione del proprio progetto di vita. La famiglia affidataria, identificata e formata dal Servizio Sociale su base di una dichiarazione volontaria della famiglia stessa, offre al bambino temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo una famiglia, anche con altri con figli minori (ma può essere affidataria anche una persona singola), in grado di assicurargli relazioni affettive sane, oltre al mantenimento, l’educazione, l’istruzione, le cure di cui ha bisogno fino a quando non sia venuta meno la situazione di difficoltà temporanea della famiglia d’origine che lo ha determinato, oppure nel momento in cui questa venga definitivamente dichiarata inadatta e si prosegua verso la strada dell’adozione. L’affido può essere:
⦁    Consensuale, quando la famiglia di origine è d’accordo; I genitori biologici quindi riconoscono di non essere in grado di esercitare in maniera positiva la genitorialità e collaborano con i Servizi e la nuova famiglia, non opponendo resistenza all’affido del loro figlio;
⦁    Giudiziale, quando i genitori non sono d’accordo, ma la gravità della situazione è tale che il giudice stabilisce obbligatoriamente che il bambino o adolescente venga affidato ad un altro nucleo familiare che lo accolga.

Che cosa abbiamo appreso nel nostro progetto?
L’indagine di sfondo realizzata in team dai volontari dell’Associazione La Famiglia ha adottato  il seguente approccio metodologico, di natura principalmente qualitativa:

Domanda di ricerca: Come possiamo come Associazione e gruppo di volontari aiutare le famiglie ad affrontare le loro piccole e grandi sfide quotidiane nell’esperienza dell’affido? Come comunichiamo e presentiamo alla nostra comunità locale l’affido come esperienza di aiuto e crescita familiare e personale, pur non celando le difficoltà che esso pone alle famiglie, affidatarie e di origine, ed ai bambini stessi?
Strumenti metodologici:
⦁    analisi della letteratura disponibile, cartacea ed online,
⦁    osservazione ed ascolto delle famiglie affidatarie che frequentano l’Associazione
⦁    Interviste esplorative con un campione casuale di famiglie (25)
⦁    Focus group ed incontri tematici con le famiglie affidatarie che frequentano l’associazione (circa 15 coppie)
⦁    Interviste con volontari e attivisti
⦁    Interviste con Servizio Pubblico
⦁    Riflessione ed elaborazione delle informazioni raccolte in seminari di riflessione.

Innanzitutto chi sono gli attori in gioco?

I bambini, le bambine e gli adolescenti:  come sono stati definiti da un papà affidatario, i bambini sono spesso “piattelli in bilico su un’asticella”, come al circo (e questa espressione ricorda la bellissima frase del sociologo tedesco Ulrich Bech “siamo tutti acrobati sulla fune in un circo, e molti cadono”). I bambini e le bambine portano con sé nelle loro nuove famiglie di accoglienza ferite molto profonde che hanno bisogno di cura professionale, che spesso le famiglie non sono preparate a dare. Ovviamente ogni caso è a sé e non è possibile generalizzare, ma i bambini e le bambine, gli adolescenti, devono essere sempre al centro del progetto di affido e gli adulti devono agire con cautela e attenzione per mantenere un ambiente sempre accogliente e protettivo, ed allo stesso educativo, per i piccoli.

Le famiglie affidatarie: una famiglia o un individuo (è prevista dalla legge la possibilità di prendere in affido anche da parte di singoli) arriva a prendere in affido un minore percorrendo mille strade diverse che non è possibile riassumere in poche parole: c’è chi non ha potuto per ragioni diverse avere figli biologici, chi vuole condividere la gioia della propria famiglia con altri bambini meno fortunati, chi decide di prendersi cura di un bambino proveniente dalla propria famiglia allargata che per diverse ragioni non può stare con i genitori naturali, chi prende in affido un minore straniero non accompagnato con le difficoltà aggiuntive della dimensione interculturale (sono ancora pochi i casi nella nostra città) e chi invece decide di “provare” forme di affido più leggero, come il supporto esterno alla famiglia, l’accompagnamento delle mamme… In ogni caso nella famiglia affidataria, nonostante il percorso obbligatorio di formazione offerto dai Servizi Socio-sanitari, si stravolgono gli equilibri duramente conquistati con l’arrivo del bambino/a: si mette in gioco ed alla prova la relazione tra i coniugi (o conviventi che siano), tra questi ed i figli naturali, il resto della famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro ed anche i vicini di casa. Il bambino in affido porta con sé un ciclone di bisogni, emozioni, difficoltà, ma anche tantissime potenzialità che finalmente possono esprimersi in un ambiente accogliente e protetto, che ogni membro della famiglia di accoglienza affronterà a modo suo: ed in questo percorso c’è bisogno di tantissimo dialogo, che parte sempre dall’ascolto profondo, e spesso ha bisogno dell’aiuto di uno o più professionisti esterni.

Le famiglie di origine: nell’affido, a differenza dell’adozione, le famiglie di origine rappresentano un punto di riferimento per i bambini e di conseguenza per le famiglie affidatarie. Anche in questo caso la varietà delle situazioni è grande: provenienti spesso da vissuti di abbandono, di violenza, disabilità ed esclusione sociale, tantissimi genitori naturali che non vengono ritenuti idonei  a crescere i propri figli sono fragili ed esposti, spesso bisognosi per primi di attenzione, cura e protezione. In quanto adulti sono chiamati dalla società a “funzionare” e prendersi la responsabilità di un minore, quando non riescono spesso neppure ad essere autonomi. Sempre più diffuse sono le dipendenze dalle droghe, dall’alcool e dal gioco, insieme con la disabilità psichica di questi genitori che la maggior parte delle volte non comprendono e non accettano la decisione del Tribunale su raccomandazione del Servizio Sociale di dare in affido i propri figli e per questo si costruiscono una narrazione inventata fatta di nemici, di ingiustizie, di soprusi che li mantiene nella confort zone e non permette loro di mettersi in gioco e cambiare per il bene dei loro figli, ma innanzitutto di se stessi. I genitori naturali sono una pedina fondamentale negli scacchi dell’affido, nei quali gli unici vincitori dovrebbero essere i bambini, e non può essere sottovalutato il ruolo centrale del Servizio Sociale nel mediare tra tutti gli adulti in gioco, per l’interesse supremo ed innegoziabile del bambino.

La rete dei Servizi pubblici che deve garantire la protezione del bambino: il Tribunale dei Minori, il Servizio Sociale, ASL e Scuola (di ogni ordine e grado). In questa rete agiscono professionisti e figure qualificate che lavorano in team, di concerto ed in forma integrata per il benessere del bambino. La situazione nazionale dei Servizi, come appare in letteratura, è molto variegata, ma sul nostro territorio spezzino è attivo un dialogo pluriennale con la rete dei servizi e seppure sia sempre possibile migliorare uno degli obiettivi del progetto “Mi affido a te” è proprio creare nuove opportunità di ascolto reciproco, dialogo e confronto per migliorare la qualità del progetto di affido e imparare dalle lezioni apprese nel passato, immaginandosi il futuro.

Il Terzo Settore che opera in forma professionale (le cooperative) o volontaria (le associazioni) per garantire un servizio personalizzato al bambino ed alla famiglia professionale, vicino e attento. L’Associazione la Famiglia si inserisce in questo contesto vivo e variegato, abitato dalla comunità cattolica, ma anche da tante altre persone di buona volontà che continuano ogni giorno ad impegnarsi per alimentare una visione di società a misura di tutti e tutte, in particolare dei bambini, e basata sui valori della solidarietà, dell’aiuto, del rispetto e della protezione dei più deboli. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella:

Sentirsi "comunità" significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa "pensarsi" dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. […]  È l'Italia che ricuce" e che dà fiducia, così come fanno le realtà del Terzo Settore, del No profit che rappresentano una rete preziosa di solidarietà. Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto dei più deboli, degli emarginati, di anziani soli, di famiglie in difficoltà, di senzatetto. […] È l'immagine dell'Italia positiva, che deve prevalere.


Raccomandazioni emerse dall’indagine di sfondo

Come descrive con un’espressione molto colorita, ma sincera e puntuale, un’assistente sociale con lunghissima esperienza di affido familiare “tutte le famiglie affidatarie rischiano di scoppiare”.  Nelle interviste e nei focus group è emerso un grandissimo bisogno di ascolto reciproco e di collaborazione tra gli attori sopraccitati, a beneficio in primis del bambino, ma di tutta la comunità in generale, quella comunità che si prende la responsabilità di proteggere e curare tutti i propri figli, non solo quelli naturali.

Tra le raccomandazioni emerse sia in letteratura sia dal lavoro di indagine sul nostro territorio abbiamo raccolto i seguenti punti di attenzione:

Supporto psicologico professionale e quando possibile gratuito a tutte le persone coinvolte, adulti e piccoli, in gioco nella grande avventura dell’affido e sopra citati, a partire dal bambino intorno al quale ruota tutto il progetto di cura, di riscatto e di sviluppo pieno delle proprie potenzialità e del progetto di vita. Spesso l’amore per quanto incondizionato e che non chiede nulla a cambio non basta a curare le ferite più profonde: per questo sono necessari professionisti del settore sanitario, psichiatri, psico-terapeuti, assistenti sociali e socio-sanitari, esperti e capaci di assicurare un percorso di cura e di sviluppo che restituisca fiducia nel futuro e strumenti per affrontarlo al giovanissimo cittadino.
Ma oltre al bambino hanno bisogno, e diritto, al supporto psicologico:
- i genitori affidatari  ed i loro figli quando presenti che anche in un atto d’amore possono scontrarsi con le difficoltà dell’incontro e della convivenza
- i genitori naturali dei bambini dati in affido: non possiamo sottolineare abbastanza quanto questi genitori fragili e “incompetenti” abbiano anche essi diritto ad una seconda possibilità ed alla cura delle proprie vulnerabilità. Nessuno sceglie di essere un “genitore mancato” e se a questi genitori viene accordata dal Tribunale una seconda opportunità di ricostruire le proprie competenze genitoriali non è possibile pretendere che lo facciano da soli, senza un supporto esterno, che li aiuti a comprendere come sono arrivati alla situazione attuale.

Supporto e progettazione pedagogica per i bambini e gli adolescenti: se la dimensione del benessere psicologico e psichico del bambino è fondamentale, lo è altrettanto quella pedagogica, intesa come progetto educativo e formativo del bambino, della bambina e adolescente, a partire dalle sue potenzialità e talenti, da scoprire nella Scuola, nella famiglia, nel mondo dello sport e della cultura e delle arti. Pedagogisti ed educatori professionali possono supportare il bambino all’interno della famiglia nel suo progetto di integrazione e socializzazione dentro e fuori la famiglia: tra pari, a partire dalla Scuola e contribuire, insieme alla famiglia affidataria ad orientarlo nella costruzione del suo progetto di vita, partendo dai suoi sogni e superando i suoi incubi e paure, ma anche aiutandolo a riconoscere le opportunità intorno a lui e gli adulti potenziali alleati. La pedagogia è una scienza poietica, ovvero trasformativa e basata sull’azione: riconoscere il potenziale umano del bambino e permettergli di svilupparlo al meglio nel proprio ambiente rappresenta un progetto comune di tutta la rete a suo supporto.

Spazi di incontro e di confronto tra pari (genitori affidatari), nei quali le famiglie possano condividere dubbi e paure, anche quelli più difficili da esprimere e ritrovare nell’esperienza degli altri genitori una pista risolutiva possibile e percorribile, con la costruzione di percorsi di auto-mutuo aiuto e anche la possibilità di nuove prospettive associative. Tale percorso deve essere pensato insieme ed in armonia con i servizi professionali già offerti dalla rete pubblica socio-sanitaria: starà proprio alle famiglie ritagliarsi propri spazi di vissuto quotidiano non antagonisti, ma complementari a quelli già esistenti. Il messaggio fondamentale è che i saperi e le competenze di tutti contano e possono costruire un modello di affido non solo basato sulle conoscenze e competenze tecniche dei professionisti, ma anche sui saperi esperti dei genitori e della comunità.

Luoghi facilitati e protetti dell’ascolto da parte della rete dei Servizi rispetto alle sfide delle famiglie. Questo include anche un miglioramento dei tempi di risposta dei Servizi, che sono comprensibili e giustificati per l’insufficienza delle risorse economiche e di personale dedicate, ma lasciano le famiglie nello sconforto quando non sanno come risolvere un problema. Il Servizio spezzino sta già lavorando in questo senso con un numero di telefono dedicato, ma il bisogno è ancora molto grande e vanno trovate risposte comuni e condivise, anche attraverso spazi autogestiti citati al punto precedente.

Occasioni di qualità, con la presenza di esperti, di formazione alle competenze genitoriali, aperte anche ad altri genitori non affidatari, ma che affrontano anche essi le sfide della crescita e dell’adolescenza in un mondo in continuo cambiamento e nel quale aumentano le distanze di stili di vita e valoriali tra le generazioni.

Ove necessario supporto economico alle famiglie per far fronte ai bisogni speciali, specialmente in termini di cure mediche, dei piccoli affidati. Se il Servizio pubblico non riesce a rispondere ai bisogni, è necessario mobilitare un fondo di emergenza per i bisogni non rimandabili dei bambini.

Spazi dell’incontro, della leggerezza, della bellezza e del rasserenamento: attraverso le arti, dalla musica, alla danza, alla pittura, alla fotografia e lo sport, dalle camminate nei boschi alla barca a vela. La bellezza cura dal dolore, insieme con tutte le altre cose menzionate sopra

La prevedibilità, se non la certezza, dei tempi e dei modi del progetto di affido: è troppo diffuso l’affido di lungo periodo che lascia le famiglie, e soprattutto i bambini, nell’indeterminatezza e nel disorientamento rispetto a “che cosa avverrà dopo”. Sebbene la legge preveda un periodo massimo di ventiquattro mesi, anche nel territorio spezzino emergono casi di affido molto più lunghi. Nella fase di progettazione dell’affido è dunque necessario tenere conto che questo potrebbe durare più di quanto previsto dalla Legge. Anche da parte del Tribunale i tempi di decisione appaiono intollerabilmente lunghi e non rispettosi dei bisogni dei bambini e delle famiglie affidatarie. Dal punto di vista delle famiglie di origine, ma anche dei bambini e delle famiglie affidatarie, è doveroso da parte dei Servizi preposti effettuare prognosi tempestive sulla recuperabilità, o sulla sua assenza, delle situazioni familiari e predisporre progetti di affidamento che tengano conto di ciò e che siano dettagliati e attenti alle peculiari esigenze del bambino che deve essere cosciente e informato del progetto che la comunità sta intessendo per proteggerlo. Secondo gli studi psicologi infatti non c’è cosa peggiore che lasciarlo nell’incertezza sul futuro, non comprendere che il problema non è lui ma nella famiglia di origine.

Revisione periodica del Tribunale dei casi di affido e l’adeguamento alle nuove situazioni, per evitare affidi impropri di lungo periodo.

Continuità degli affetti come garantito  dalla legge 173 del 2015 che la riconosce e valorizza per i bambini come evoluzione possibile  dell’affido familiare. La legge «prevede la possibilità per la famiglia affidataria di adottare il minorenne in affidamento, se dichiarato adottabile e qualora ne ricorrano i presupposti di legge», ma allo stesso tempo «tutela la continuità delle relazioni affettive che si sono consolidate nei casi in cui venga disposto un nuovo e diverso collocamento del minorenne (adozione da parte di un’altra coppia o rientro in famiglia) e ciò risponda al suo superiore interesse».
 
Comunicazione alla popolazione sull’affido in tutte le sue forme: è necessario informare sulle potenzialità dell’affido e spiegare con chiarezza e trasparenza le differenze tra affido ed adozione. Per questo l’Associazione La Famiglia lancia il sito “https://www.lartediaccogliere.it/” nel quale spera di poter costruire collaborazioni durature nella rete pubblico privato, sempre a beneficio dei bambini, delle bambine e degli adolescenti.


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